Stefano Bressani
Nato a Pavia nel 1973, consegue il diploma in progettazione meccanica presso l’Istituto Cardano.
Lavora per molti anni come progettista, facendosi anche apprezzare come arredatore e designer di interni. Coltiva sin da ragazzo la passione per le arti figurative di cui approfondisce alcune tecniche presso le scuole civiche della sua città e durante questa intensa fase di studi, alla fine degli anni 80, scopre un’attrazione verso uno tra i più importanti maestri della pittura del XX secolo, Pablo Picasso e in particolare del suo periodo di forte sperimentazione“cubista”
Bressani si forma come autodidatta, interessato alla geometrizzazione, alla frammentazione e ricomposizione delle forme da cui elabora alcuni concetti fondamentali che lo porteranno ad esigere una tecnica estremamente personale ed unica. Il voler esprimere qualcosa di innovativo, lo spinge ad utilizzare diversi supporti e materiali; La scomposizione delle immagini viene ripresa su carta, tele e tavole in legno ma è dall’incontro e l’amore per i tessuti che nasce la voglia di uscire dalla bidimensionalità per scoprire nuovi piani e quindi anche nuovi supporti.
La necessità di coniugare colori, linee e materiali diversi, da vita negli anni 90 a quello che sarà l’originale lavoro di Stefano Bressani e che chiamerà “Sculture Vestite”, ad indicare un nuovo momento che reinterpreta l’arte e allo stesso tempo ne consegna l’identità al legittimo proprietario. L’ innovazione non solo visiva ma stilistica e tecnica, lo presentano come il fautore di un nuovo modo di fare e concepire arte dall’assoluta riconoscibilità. Si muove tra strumenti di lavoro creati da lui che prendono il posto dei pennelli, mentre una tavolozza fatta di morbide stoffe sostituisce il profumo degli oli e della trementina, i colorati tessuti si ergono su supporti divenuti tridimensionali, scolpiti in modo preciso e sicuro, il disegno si tramuta in materia e il risultato ne è una creazione unica.
I primi soggetti sono l’ineluttabile omaggio alle opere di Picasso, dai ritratti agli astratti sino agli esempi di disegni, paesaggi e oggetti di fantasia. Un periodo intenso e di studio che lo portano negli anni 2000 a volersi confrontare pubblicamente. Bressani vuole avvicinare le persone alla sua tecnica con una comunicazione immediata e soprattutto riconoscibile; Da qui l’approccio alla fotografia che apre un nuovo capitolo nella scelta di immagini legate a personaggi famosi, icone della musica o della storia in cui l’artista ne cattura emozioni e sguardi, li riveste di una nuova e calda forma trasmettendoli con realismo ma con un significato personalmente decodificato e reinterpretato.
Due concetti, due forze opposte, quella dell’obiettivo fotografico che vuole entrare nell’opera d’arte e il carattere dell’opera stessa che vuole uscire dalla sua condizione, una situazione che viene magistralmente risolta e fermata nel tempo da un gesto sicuro, l’inserimento di un chiodo. L’introduzione della macchina fotografica, amplia il percorso di questo artista rendendolo ulteriormente personale, aggiungendo una sua visione di immagine e momento da raccontare. Le opere tra gli anni 2008-2012 si presentano con superfici molto piene, colori accesi, soggetti stravaganti o provocatori e temi che richiamano la pop art, con cui l’artista gioca anche attraverso claim che intitolano
alcune sue esposizioni.
Il lavoro di Bressani apre l’arte ad una visione che tocca diversi temi stilistici; Il colore, il calore delle stoffe, la tridimensionalità dei supporti e lo studio di linee prospettiche, trovano grande riscontro anche in quelli che sono i parametri del design e dalle varie mostre personali, la partecipazione ad eventi e location del settore nazionale e internazionale sempre più importanti ed esclusive, ne emergono influenze anche dal mondo della moda, con la creazione di collezioni e progetti dedicati. Nel 2011 gli “SkultoKubo” segnano infatti un’altra evoluzione del lavoro, portando l’operato da una tridimensionalità dei quadri, definita “stiacciato tessile musivo”, al tutto tondo,come per la linea “Skultoshoes” scarpe-opere d’arte, dove in entrambi i casi, ne firma una “trama”. Nel 2012 con il David, c’è la ripresa del tema della scultura (la prima fu la statua della Libertà nel 2010) ma con un interesse verso il mondo classico che sviluppa in maniera più ampia nel 2013 con altri due scorci dedicati al capolavoro di Michelangelo e l’esempio più imponente di un Bronzo di Riace.
Prosegue la ricerca dei materiali nel 2013 e in particolar modo con due lavori; “Obeliskus”, la prima opera monumentale da esterno, caratterizzata da tessuti tecnici adatti ad ambienti non protetti e il Mosè, che fa un salto temporale nella contemporaneità illuminandosi al buio grazie ad una miscela fluorescente e di cui ricorda i primi esperimenti di ologrammi.
Con la fine del 2013, l’operato di Bressani subisce un cambiamento evidente nella scelta stilistica; Dalla quasi esigenza di proporre opere di grande impatto visivo in termini di colore e saturazione degli spazi, si passa ad evidenziare un unico soggetto dai colori tenui su sfondi di più ampio respiro, in cui colori scuri ed eleganti, mettono in risalto la raffinatezza dei dettagli.
Questa inversione di marcia, si riassume con i lavori sui David e il Bronzo di Riace ma si intravede un primo approccio con due dettagli di motore già nel 2010 (Vespa Engine Stock 1 e 2 ) mentre si enfatizza con una serie dedicate alle rane tropicali.
Il 2014 si apre con la ripresa della scultura a tutto tondo ma questa volta, le Sculture Vestite vivono una dimensione reale; Con le “Teste d’Artista” si staccano infatti dai piani per materializzarsi nello spazio.
Stefano Bressani, si dedica anche ad eventi benefici e attraverso un progetto annuale iniziato nel 2011 con una lineata intitolata “Palle d’artista”, propone una rivisitazione delle tradizionali palle di Natale dai diversi soggetti che cambiando ogni anno creano una solidale collezione